Pensioni minime 2025: l’effettivo incremento svelato

La pensione è quel traguardo che tutti i lavoratori desiderano raggiungere. Ma quando sei pensionato, la storia cambia. Anche se hai raggiunto una certa tranquillità economica, con l’inflazione l’aumento dei prezzi, speri che possa aumentare anche il tuo cedolino. Si parla, quindi di rivalutazioni e adeguamenti, ma cosa c’è di vero?

Per il 2025 l’INPS ha confermato la rivalutazione delle pensioni, facendo salire l’importo minimo a 616,67 euro. Questo aumento è legato alla rivalutazione annuale in base all’inflazione. Per il 2025, il tasso di rivalutazione stabilità è dello 0,80% per gli assegni più bassi, con percentuali decrescenti per le pensioni più alte.

Chi riceverà l’aumento?

Molti speravano in un incremento più consistente, magari con un adeguamento al paniere ISTAT, che tiene conto dell’aumento del costo della vita. Purtroppo, però, il governo ha deciso di mantenere un ritmo graduale, per non gravare troppo sul bilancio statale. L’incremento, quindi del 2,2% verrà applicato a tutti i pensionati con assegni minimi.

Ma in linea generale l’aumento si applica sia alle pensioni integrate al minimo (quelle che ricevono un’integrazione dallo Stato per arrivare alla soglia minima) sia a quelle non integrate ma comunque basse. Le pensioni superiori ai 2.394 euro al mese riceveranno un adeguamento progressivamente inferiore, fino a un massimo dello 0,6% per chi percepisce oltre 2.993 euro.

Altre novità per i pensionati

Oltre alla rivalutazione delle pensioni minime, nel 2025 ci saranno altre novità importanti per i pensionati. Alcune misure sono già state confermate, altre sono ancora in fase di discussione. Tra le principali troviamo bonus per chi rimane a lavorare, nuove soglie per il cumulo pensione-reddito e possibili interventi sulle pensioni di reversibilità. Ma per riassumere, ecco chi beneficerà realmente di questo incremento e chi invece riceverà un aumento minimo:

  • Pensionati con un assegno minimo: da 603 euro a 616 euro al mese.
  • Over 70 con assegno sociale: più di 8 euro al mese.
  • Pensionati con assegni tra 1.500 e 2.000 euro: rivalutazione fino allo 0,8%.
  • Chi ha una pensione sopra i 2.400 euro: rivalutazione tra 0,6% e 0,7%.

Io lo so cosa sta pensando, perché anche io ho la stessa idea: non risolve il problema del potere di acquisto dei pensionati. Negli ultimi anni, l’inflazione ha fatto salire i prezzi di generi di prima necessità come alimentari, farmaci e bollette. Un aumento di pochi euro al mese non è abbastanza per compensare questi rincari. Molti sindacati e associazioni di pensionati stanno chiedendo un intervento più significativo, magari con un vero e proprio rialzo delle pensioni minime a 700 euro.

Questa rivalutazione, partita da quest’anno, certamente non risolve il problema sul caro vita. Le istituzioni, i sindacati e le associazioni settore lavorano costantemente per trovare una vera e propria soluzione che possa far aumentare le pensioni equiparandole al costo della vita. Ad ogni modo, il consiglio è sempre quello di restare costantemente aggiornati circa quali possano essere i prossimi interventi.

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