Aumento di stipendi naturalmente programmato anche per il 2025, con salari e buste paga che hanno già subito almeno in prospettiva dei diversi cambiamenti, un tema sempre attualissimo e particolarmente sentito dalle fasce di popolazione più naturalmente soggette a problematiche varie di tipo economico, anche per l’anno che è iniziato da poco.
Il mondo del lavoro, sia quello dipendente sia quello autonomo, è costantemente sotto osservazione da parte di esperti, essendo alla base di una economia e di una struttura sociale differente, anche perchè i salari sono legati anche alla tassazioe, che è altrettanto fondamentale. In proiezione possiamo esaminare la tabella dei salari, evidenziando chi prenderà di più, secondo vari fattori.
Si tratta ovviamente di aumenti in percentuale che vanno considerati come “generali”, abbastanza indipendentemente dal tipo di lavoro, e per questo si fa riferimento ad alcuni valori e termini un po’ ostici e quindi difficili che però andremo a semplificare nel modo più chiaro possibile. Il tutto naturalmente è stato già di fatto ufficializzato con l’ultima legge di Bilancio.
La regolazione dei salari
Attraverso la legge di Bilancio infatti, documento che ufficializza i piani economici da parte di qualsiasi governo in carica, quindi anche gli stipendi, a partire da quelli degli impiegati statali fino a tutte le altre categorie. Infatti a seconda del tipo di importo medio il livello di aumento è generalmente diverso, anche in maniera parzialmente inaspettata.
Questo viene concepito secondo una doppia chiave di lettura, ovvero regolarizzare i salari permettendo, almeno in teoria di mantenere un’opera di potere d’acquisto sufficiente ma è anche indispensabile per apportare una corretta opera di tassazione, da sempre un vero problema per una nazione come l’Italia, che ha una particolarmente grave condizione di evasione fiscale.
Vanno tenuti conto in particolare due fattori, ossia la tassazione IRPEF oltre al taglio del cuneo fiscale, da sempre condizioni che pur seguendo strutture differenti vengono considerati come un modo per aumentare sensibilmente i salari, anche se in modo non sempre identificato “equilibrato” tra le parti effettive, come vedremo tra poco.
Il taglio del cuneo fiscale
Spesso considerato come una sorta di elemento indispensabile, il taglio del cuneo fiscale identifica una riduzione del costo dei contributi e di altri costi legati al mondo del lavoro per i lavoratori, questo viene quindi evidenziato a mo’ di sconto per i cittadini che andranno a trovarsi più denaro in busta paga.
Agendo sulla pressione fiscale quindi si va ad impattare in modo positivo, in termini di aumento in busta paga. Il taglio del cuneo fiscale sviluppa una percentuale tra il 6 ed il 7 % per i lavoratori dipendenti ma in modo diverso a seconda del reddito. Il taglio “massimo” pari a 7,1 viene infatti applicato per i redditi fino a 8500 euro annui.
Questo cala al 5,3 % per i redditi tra 8500 euro e 15 mila euro che si riduce a 4,8 per i redditi da 15 mila fino a 20 mila euro. Ma come si traduce questo effettivamente? Entro i 1800 euro al mese gli aumenti sono di pochi euro, aumentano da circa 6 fino a 14 euro per chi guadagna lordi circa 2200 euro al mese. Mediamente si tratta per gli altri di un aumenti tra i 20 ed i 30 euro fino a redditi fino a 39 mila euro.
Gli Scaglioni IRPEF
Come detto novità per quanto riguarda gli scaglioni IRPEF, questa è una forma di tassazione applicata sui lavoratori che viene anche questa concepita in modo sviluppato attraverso le aliquote, anche in questo caso tendendo conto del reddito annuo. C’è stato un accorpamento e dalle precedenti 4 aliquote, si è arrivati a 3, attuali.
Viene applicata una aliquota pari al 23 % per gli importi fino a 28 mila euro, del 35 % da 28 mila fino a 50 mila e la terza del 43 % che si applica per i redditi che superano i 50 mila euro annui. Questo ha suscitato varie proteste in contesti diversi in quanto anche i salari vengono influenzati specialmente quelli della classe media.
Al di sotto degli 8500 euro tuttavia come confermato anche in precedenza, tutto viene configurato in scaglioni che hanno però indebolito proprio la fascia centrale, quella tra le prime due, che fino al 2024 poteva contare su un calcolo non eccessivamente pressante dell’IRPEF, pari a circa il 25 %, come detto pre accorpamento.
Altri aumenti
Fasce invece come quelle tra i 35 mila ed i 40 mila euro possono ottenere una detrazione fiscale annua pari a 1000 euro, tuttavia a “scalare” ovvero questa si traduce in una forma di aumento di circa 52 euro per i redditi di 35 mila euro annui, che poi vanno a scendere fino a 0 al mese in caso di 40 mila euro annui.
Questi aumenti saranno naturalmente considerati impattanti in particolar modo per i lavoratori dipendenti, e potrebbero subire alcuni cambiamenti nel corso del 2025 anche se solo parziali. Per numerose differenze bisognerà attendere il 2026, quindi poco prima di una nuova quanto naturale legge di bilancio che va ad impattare ache sui salari.